Martedì 24 agosto siamo stati a Padova, la comitiva era composta da me medesimo, Sara, Alessia e Francesca.
Siamo partiti da Castelfranco Veneto alle 9:25 dopo aver fatto il primo pezzo di strada col nostro inseparabile doblo, amico di rublo pulmino attrezzato che potete incontrare nelle gelide steppe russe.
Siamo giunti a Padova alle 9.53; il personale delle ferrovie, telefonicamente allertato da una mia chiamata all’apposito numero verde, ci ha assistito sia alla partenza che all’arrivo con grande professionalità e cordialità per entrambe le tratte.
A Castelfranco salire sul treno è leggermente più impegnativo che a Padova, nella città di Giorgione occorre infatti fare il passaggio sui binari e poi usare un sollevatore manuale mentre a Padova per l’attraversamento c’è l’ascensore e il treno si ferma all’altezza del marciapiede per cui si può scendere e salire direttamente.
Abbiamo quindi iniziato visitando gli eremitani con l’ampia sezione archeologica, vi accenno solo che il Museo degli Eremitani di Padova si compone di 2 sezioni:
Vorrei invece ora concentrarmi sulla Cappella degli Scrovegni.
Enrico Scrovegni era un banchiere ma soprattutto un intrallazzatore. Nell’ambito del suo lavoro aveva ottenuto a saldo di un debito il terreno su cui anticamente sorgeva l’arena romana e qui aveva deciso di far costruire una cappella privata per il culto, chiedendo a Giotto di Bondone di affrescarla.
Stiamo parlando del primo 300 (dato che la cappella viene consacrata il 16/3/1305) e per me la cappella è la Divina Commedia affrescata, posso dirlo perché si ritiene che Dante la abbia iniziata intorno al 1304 ed è comunque certo che i due artisti si incontrarono a Padova.
Nulla è lasciato al caso, ad esempio l’azzurro che troneggia sulle nostre teste simboleggia la Sapienza Divina.
Data l’importanza dell’opera, per favorirne al meglio la conservazione, si deve sostare un quarto d’ora in un’anticamera dove mentre ci si ambienta all’apposito microclima si viene già introdotti da un video a quello che vedremo. La visita (prenotata per le 14) di questo autentico gioiello artistico, dopo essere usciti dall’anticamera, dura solo 15 minuti a piccoli gruppi (massimo 10 persone), ma la cappella è assolutamente adatta alla visita da parte di persone con ridotta mobilità.
Clicca qui per maggiori info sull’accessibilità della Cappella degli Scrovegni.
Un breve accenno infine all’ottocentesco Palazzo Zuckermann.
Qui hanno sede il Museo delle Arti Applicate (ricordo ad esempio un quadro molto bello fatto con la combinazione di 2 tecniche, acquarello e collage) e al 2o piano il Museo intitolato a Nicola Bottacin che nel 1865 donó la sua collezione artistica e numismatica alla città.
Alcune parti non erano visitabili per manutenzione e altre non erano di immediata raggiungibilità perché c’era un mezzanino e magari la piattaforma elevatrice nell’aprirsi obbligava a qualche scomoda manovra. Nonostante ciò Palazzo Zuckermann è risultato accessibile: presenta appunto la piattaforma elevatrice, rampe per l’ingresso e un ascensore per raggiungere il secondo piano.
Una menzione speciale per Leone Trieste, un matematico di religione ebraica (il ghetto di Padova è in via San Martino e Solferino) con un certo talento musicale, la cui collezione di gioielli e spilloni ci ricorda senza ombra di dubbio che la bellezza ed il buon gusto non hanno età.
Siamo giunti di ritorno a Castelfranco Veneto alle 17:34.
Che meravigliosa giornata!